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La cucina piemontese è una cucina ricca di sapori e di storia. La varietà del territorio piemontese e del suo conseguente clima ha prodotto una differenziazione nella gastronomia delle diverse aree geografiche piemontesi. Tutti i gusti e le esigenze della tavola in Piemonte possono essere soddisfatti con prodotti tipici della regione: dagli aperitivi, agli svariatissimi antipasti, ai sostanziosi e gustosi primi e secondi arricchiti da vari contorni, accompagnati dai famosi grissini torinesi (les petites baton de Turin di cui era ghiotto Napoleone), dai saporiti formaggi (di cui ben otto sono D.O.C.), il tutto seguito da dolci di fantasiosa pasticceria: dal famosissimo bonèt (= berretto) formato da cioccolato e amaretti, alle piccole bignole, ai pasticcini raffinatissimi, al torrone alla nocciola, al cioccolato di cui ricordiamo il gianduja, che non è certo il solo ed è ancora molto diffuso in lavorazione artigianale.

Il gianduiotto

Il gianduiotto o giandujotto è un tipo di cioccolatino a forma di barca rovesciata composto con cioccolata di tipo gianduia che si produce a Torino. Solitamente è avvolto in carta dorata o argentata. Viene ottenuto impastando il cacao e lo zucchero con la famosa Nocciola tonda gentile delle Langhe, rinomatissima per la sua qualità.
Storia. Fu prodotto per la prima volta dalla nota società dolciaria torinese Caffarel e presentato al pubblico nel carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja (da cui prende il nome), che distribuiva per le strade della città la nuova bontà. Le sue origini si riconducono a motivazioni storiche ben precise: con il blocco napoleonico, le quantità di cacao che giungevano in Europa erano ridotte e con prezzi esorbitanti, ma ormai la richiesta di cioccolato continuava ad aumentare. Michele Prochet decise allora di sostituire in parte il cacao con un prodotto molto presente nel territorio: la Nocciola tonda gentile delle Langhe, una nocciola con gusto deciso e delicato. L'impasto è dunque composto da nocciole in polvere (pressate in pezzi finissimi), cacao, burro di cacao e zucchero.
La produzione.
Fu prodotto per la prima volta dalla nota società dolciaria torinese Caffarel e presentato al pubblico nel carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja (da cui prende il nome), che distribuiva per le strade della città la nuova bontà. Le sue origini si riconducono a motivazioni storiche ben precise: con il blocco napoleonico, le quantità di cacao che giungevano in Europa erano ridotte e con prezzi esorbitanti, ma ormai la richiesta di cioccolato continuava ad aumentare. Michele Prochet decise allora di sostituire in parte il cacao con un prodotto molto presente nel territorio: la Nocciola tonda gentile delle Langhe, una nocciola con gusto deciso e delicato. L'impasto è dunque composto da nocciole in polvere (pressate in pezzi finissimi), cacao, burro di cacao e zucchero.

Bicerin
Il Bicerin (letteralmente, dalla lingua piemontese, bicchierino) è una storica bevanda tipica di Torino, evoluzione della settecentesca "bavareisa", gustosa bevanda composta da una mescolanza di caffè, cioccolato e latte dolcificata con sciroppo. Nel 2001 il bicerin è stato riconosciuto come "bevanda tradizionale piemontese" con pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Si ritiene che la sua origine sia dovuta ad uno storico locale torinese che, da allora, ne porta il nome e che ne conserva gelosamente la tradizionale ricetta. Ugualmente alla bavareisa è una bollente squisitezza composta di caffè espresso appena fatto, cioccolata (preparata con un procedimento segreto) e fresca crema di latte.
A farne una bevanda originale è la miscelatura e la preparazione singola degli ingredienti, frutto di una ricetta segreta. Servito in alti bicchieri che permettono di ammirarne la corposità e lo stuzzicante melange di colori, il bicerin è un piacere tutto da scoprire per chi ama coccolare il proprio palato. Nonostante il suo diminutivo, il bicerin è bevanda ricca di sostanza: con la sua base di cioccolata ristretta, sormontata da un caffè espresso, nevicato di panna, è una sferzata d'energia preferibilmente servita in ampi bicchieri di cristallo. Gli ingredienti sono semplici: cioccolato fatto in casa, caffè e fior di latte; ma le dosi sono segrete.
Il risultato è sublime, fondendosi il bollente della cioccolata con il marcato sapore del caffè e la delicata schiuma raffreddata del fior di latte. La formula del bicerin è ovviamente segreta, difesa accanitamente dal locale che lo ha inventato (i dipendenti sono tenuti, per contratto, al segreto) se pur è possibile trovarlo nei migliori locali di Torino in versioni sempre lievemente differenti nelle dosi. Grandi appassionati di bicerin furono Pablo Picasso ed Ernest Hemingway (che lo inserì fra le cento cose del mondo che avrebbe salvato).
Novità di questi ultimi anni è il liquore che porta questo nome, "Bicerin", appunto, ma che del vero Bicerin, ha semplicemente il nome, considerato che si tratta di un liquore alla crema Gianduia.

Bagna càuda
La bagna càuda è un tipico piatto della cucina piemontese e più precisamente del Monferrato. È un piatto a base di aglio, olio d'oliva ed acciughe salate. In origine l'olio usato era quello di noci non essendo molto diffuso in Piemonte l'uso dell'olio di oliva (attualmente, per mantenere questo aroma, alcuni aggiungono alla salsa anche gherigli di noce tritati). Per tradizione è un piatto tipico del periodo della vendemmia, quindi da consumare prevalentemente in autunno ed in inverno: una delle leggende sulla sua nascita vuole proprio che venisse preparato per togliere ai vendemmiatori il dolce, spesso quasi nauseante, dell'uva pigiata. La bagna caoda si consuma intingendo in essa vari tipi di verdure di stagione (barbabietole cotte a vapore, cardi, cipolle cotte al forno, peperoni crudi o cotti, foglie di cavolo crude, topinambur). Un tempo si usavano solo cardi gobbi, tipici di Nizza Monferrato, i topinambur ed i peperoni conservati nella raspa (ciò che rimaneva del procedimento di vinificazione del grappolo d'uva) e la bagna caoda veniva consumata in maniera conviviale attingendo da un solo contenitore (pèila), posto al centro del tavolo. Oggi sono diventati tradizionali appositi contenitori in terracotta (fojòt) costituiti da una ciotola a cui è sottoposto un fornellino per mantenere calda la salsa. La bagna caoda va accompagnata da un vino rosso corposo (tipicamente in Piemonte la Barbera). Alcuni illustri esperti di cucina italiana e ricercatori gastronomici indicano in questa ricetta il piatto italiano in assoluto.

Fonduta
La fonduta o fondue è uno dei piatti nazionali e tipici della Svizzera, ma radicato anche in Italia (Valle d'Aosta e Piemonte) e Francia (Savoia). Per la sua preparazione viene usato un formaggio a pasta dura che viene fuso all'interno di una padella apposita detta Caquelon, per essere mangiato caldo. A tavola deve essere servita nel Caquelon (che è una sorta di casseruola, in ghisa, terra cotta o porcellana) nella quale ogni commensale intinge il suo pezzo di pane grazie all'ausilio di una forchetta particolare. Il caquelon è posizionato al di sopra di un supporto metallico (generalmente in ferro battuto), alla base del quale si trova una fonte di calore (solitamente una candela) che mantiene la fonduta alla temperatura desiderata per tutta la durata del pasto. Per degustare la fonduta, ogni commensale ha a disposizione una forchetta allungata con cui s'infilza un pezzo di pane (più raramente una patata) che va immerso nel formaggio fuso presente all'interno della casseruola.
Una volta immerso il pane, s'imprime alla forchetta un movimento rotatorio continuo cercando di non far fuoriuscire il formaggio al di fuori del caquelon; quando si ritiene che il pane abbia raggiunto una temperatura ideale, si può estrarre dal formaggio fuso e gustarlo apprezzandone il sapore. Generalmente, nelle zone d'origine, è possibile acquistare dei mix di formaggi adatti per preparare una fonduta molto gustosa in quanto, per chi non è specialista, non è facile preparare un mix bilanciato di formaggi. Il termine "fondue" nella lingua francese non indica solamente il piatto a base di formaggio, bensì un'altra specialità della cucina transalpina molto apprezzata anche nel nostro paese: la fondue bourguignonne. Questo piatto consiste nel cuocere dei bocconi di carne (generalmente filetto di manzo, ma anche vitello, pollo o maiale) dentro una pentola tipo il caquelon colma d'olio.
Esiste anche la fonduta al cioccolato, ove viene fatta fondere della cioccolata nel caquelon. Basta comunque un po' di fantasia per poter creare nuove ricette con qualsiasi tipo di alimento (carne, pesce, frutta...).
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