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Una
passeggiata tra i cinque laghi della
Serra d'Ivrea.
Specchi d'acqua fanno da cornice alla
"Serra", la grande collina morenica che,
con i suoi 25 chilometri di lunghezza,
divide il Biellese dal Canavese.
L’itinerario si snoda per i laghi , dove
scoprirete che le isole di quiete, i
luoghi incantati esistono ancora.Il lago
Sirio il più affascinante in tutte le
stagioni,in primavera è orlato di gemme
e di fiori di ogni colore.Il lago più
misterioso è il lago Pistono. che nel
1800 restituì i resti di una piroga,
un'ascia di bronzo e una spada datate
1400-800 a.C., segni di un villaggio su
palafitte. Una curiosità: è chiamato
"bosco che balla" perché il terreno ha
una proprietà elastica dovuta al suo
galleggiamento sull'acqua sottostante.
Proseguendo si scende al lago Nero, di
Montalto, attorno al quale circolano
leggende di annegamenti e di sparizioni
strane. Percorrendo un sentiero che
offre ampie vedute dei monti si arriva
al lago San Michele, si potrà ammirare
un tratto dell'acquedotto romano che
attraversa in senso il territorio dei
cinque laghi. E infine il lago di
Cascinette, piccola oasi di
bellezza.Tutto il percorso è un
susseguirsi di dolci declivi ricoperti
da soffici tappeti erbosi disseminati di
fiori e boschi ricchi di piante di ogni
tipo specie di animali che testimoniano
come l'habitat sia ancora incontaminato.
Per concludere l’itinerario una tappa
per gustare le specialità della cucina
canavesana: nei pressi del lago Sirio
l'agriturismo "La Perulina", la
trattoria "Il vecchio cipresso" sita nei
pressi del lago Pistono. Un itinerario
romantico naturalistico da assaporare
con dolce lentezza.
Lago Nero Località Montalto
Dora
Lago Pistono Località Montalto
Dora, si estende ai piedi della collina
su cui sorge il Castello di Montalto che
domina l'intera zona.
Lago San Michele Località
Ivrea.
Lago Sirio Località Chiaverano.
I parchi naturali delle colline
astigiane.
Di notevole interesse
naturalistico i parchi del basso
Piemonte in provincia di Asti,
caratterizzati da un andamento collinare
tipico del paesaggio astigiano. Questi i
parchi in questione: il parco naturale
di Rocchetta Tanaro, le riserve naturali
di Valle Andona, Valle Botto, Valle
Grande e Val Sarmassa.
Rocchetta Tanaro (Parco
naturale). Il valore naturalistico del
parco è rappresentato dal bosco: un
querceto misto in cui le specie
dominanti sono il rovere, la farnia e il
cerro. La presenza di quattro specie di
Quercus, favorisce la formazione di
numerosi ibridi e di forme intermedie di
difficile assegnazione sistematica. Di
una certa importanza per le attività
antropiche il castagno e la robinia
utilizzati come legna da ardere, ma un
tempo soprattutto per le palature delle
vigne. La presenza del faggio
rappresenta un residuo delle faggete
diffuse su tutta la zona al termine
dell'ultimo periodo glaciale. Nel
sottobosco si trovano il nocciolo,
l'edera e il caprifoglio. Per quanto
riguarda la fauna i mammiferi più comuni
sono lo scoiattolo, il moscardino, il
riccio, il tasso e la volpe. Tra gli
uccelli sono da segnalare il raro
picchio rosso minore, il luì verde, il
rampichíno, le rumorose ghiandaie.
Inoltre c'è da rilevare la presenza del
gambero di fiume, ottimo indicatore
ecologico.
Valle Andona, Valle Botto e
Valle Grande (Riserva naturale
speciale) L'area protetta, costituita da
due distinte valli, in remotissime
epoche geologiche sommerse dal mare, è
oggi costituita da un territorio
collinare in cui si inseguono, con ritmo
discontinuo, vallate boschive e
selvagge. L'istituzione della Riserva ha
come scopo principale la salvaguardia
del patrimonio paleontologico
rappresentato dai reperti fossili
(conchiglie e resti di animali marini e
terrestri) presenti in alcuni strati
sedimentari affioranti lungo le pareti
delle vallate. Essi risalgono al periodo
pliocenico (5-1,8 milioni di anni fa)
quando il mare occupava tutta la Pianura
Padana fino all'arco alpino. La Riserva
della Valle Andona e Valle Botto, ora
ampliata alla Valle Grande, offre anche
spunto per interessanti osservazioni
naturalistiche. I pendii delle colline
un tempo coltivati prevalentemente a
vigneto sono ora coperti di boschi di
robinie, carpini, farnie. Nel sottobosco
le specie dominanti sono il nocciolo, la
fusaggine, i caprifogli e la vitalba.
Val Sarmassa (Riserva
naturale speciale) Tra scorci
paesaggistici di grande suggestione,
colline coperte prevalentemente da
boschi si susseguono lasciando di tanto
in tanto spazio a prati, campi e
vigneti. Un ambiente incontaminato dove
è possibile scoprire un ricco patrimonio
di specie floro-faunistiche. Dal punto
di vista geologico l'area si inserisce
nel Bacino Terziario Ligure Piemontese.
Numerosi sono gli affioramenti di sabbie
e argille ricche di ritrovamenti
paleontologici: conchiglie, molluschi,
resti di mammiferi marini. Agli aspetti
naturalistici si affiancano le
testimonianze storiche e culturali di un
territorio che ha origini molto lontane
nel tempo (già abitata dall'uomo
preistorico, popolata dalla tribù dei
Sarmati da cui deriva il nome della
valle, in epoca medioevale feudo degli
Scarampi, degli Incisa e dei Crova). La
Val Sarmassa è stata fonte di
ispirazione di un grande giornalista e
scrittore del dopoguerra, Davide Lajolo,
nativo di Vinchio, che ha cantato queste
terre in tanti suoi saggi e romanzi. |
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